Sarebbe così semplice
amarci per ciò che siamo,
concederci tutto
nell'amore e nella comprensione
reciproca,
giocando assieme, con calma
come la rondine rincorrendoci
nel cielo dei nostri pensieri.
Ascoltare
il suono di questa meraviglia
di questo mondo che gira
sotto un sole sempre più caldo,
nell'universo che vortica
gioire eppure di quel che rimane
di buono ogni giorno.
Osservare
con che pazienza le more,
nella calura d'Agosto
si gonfiano nere
per divenire dolci e succose,
pasto di uccelli e uomini
nel prezioso imbrunire.
Sentire noi stessi
divenire migliori,
rinunciando ai gesti superflui
affilando le emozioni come lame,
amandoci in silenzio,
nella sacralità dei nostri corpi,
nella danza delle nostre anime.
Ritrovare
invero
il sentiero perduto,
la parola dimenticata,
necessaria.
Essere
veicolo
di cose giuste e buone,
lasciarsi attraversare
dalle sensazioni,
come un vento.
Considerarsi
di passaggio,
in cammino, perpetuo mutamento.
Dirsi
infine sorridendo
"È dunque giunto
il tempo
di partire".
Enrico M.